Il 13 giugno si è svolto a Sherwood festival il talk NARRARE IL MARGINE: come l’editoria può esplorare l’altro. Il talk fa parte di Librattiva, un progetto di transizione ecologica e digitale destinato al mondo dell’editoria indipendente. Ha presenziato Alessandro Bellio di Etifor, spin-off dell’università di Padova e partner del progetto Librattiva. Si tratta di una società di consulenza che opera nell’ambito della sostenibilità, un progetto che mira alla transazione ecologica e a creare degli strumenti che guidino imprese e case editrici a rendere le loro attività più sostenibili.
Hanno partecipato anche Ilaria Leccardi di Capovolte e Fabiano Mari di Tamu, due case editrici indipendenti già protagoniste in varie edizioni di Sherbooks, il festival di editoria indipendente organizzato e promosso da Radio Sherwood.
Capovolte nasce nel 2019 come progetto pilota dedicato all’editoria femminista. Ilaria viene da una formazione giornalistica: il suo obiettivo è quello di creare un progetto che possa aprire nuovi spazi editoriali e offrire una prospettiva, come definita dalla stessa Ilaria, “contaminata”. Una forte spinta alla realizzazione di questo progetto, racconta Ilaria, deriva dal delitto di Marielle Franco, la politica, sociologa e attivista brasiliana uccisa nel 2018 in un agguato.
Fabiano di Tamu, casa editrice nata dall’omonima libreria situata a Napoli, riporta tra i valori fondanti della sua realtà l’utilizzo del libro come strumento di approfondimento politico e la volontà di divulgazione e scambio in contrapposizione alle dinamiche autoconservative tipiche dell’accademia. Come autrice-bussola, infine, cita la compianta bell hooks.
Entrambe le case editrici includono saggistica e narrativa, con tematiche che spaziano tra razzismo, femminismo, colonialismo ed ecologia. La priorità è lasciare le redini del racconto a chi il margine lo vive in prima persona.
È intervenuta anche Marie Moïse, attivista, e dottoranda in filosofia politica all’Università di Padova e Tolosa II. Si autodefinisce cittadina italiana e figlia della diaspora nera e afferma che oggi narrare il margine significhi soprattutto raccontare e mettere in discussione i rapporti di dominio da prospettive capovolte, quelle di chi al suddetto dominio si oppone. Dal momento in cui la nazione bianca e occidentale ha la necessità di costruire e mantenere un margine per esistere, tutto ciò che si contrappone a bianchezza ed eurocentrismo nel senso più ampio diventa alterità.
Le case editrici indipendenti svolgono un ruolo fondamentale nella promozione di narrazioni che abbracciano temi come l’antirazzismo, il femminismo e l’ecologia: l’augurio è che partnership con realtà come Etifor siano foriere di nuovi strumenti concreti per la propria transizione ecologica.