Webzine

  • Home
  • Webzine

Talk: Dal Cyberpunk al Solar Punk, verso la trasformazione della realtà

Talk: Dal Cyberpunk al Solar Punk, verso la trasformazione della realtà

Giovedì 27 giugno, nello stand media e produzioni di Sherwood festival, ed in onda sulle frequenze di Radio Sherwood, il talk radiofonico “Il Solar Punk e la trasformazione della realtà”, durante il quale è intervenuto in collegamento Francesco Verso, scrittore e curatore di romanzi di science fiction bolognese per la casa editrice Future Fiction. Il talk è stato condotto da Marco Disanto ed è inserito all’interno del “Festival nel festival” Librattiva.

Il talk si è aperto con un inquadramento teorico del Solar Punk all’interno dei futuri utopici e distopici descritti dalla narrativa fantascientifica. Verso racconta che il Solar Punk nasce dal fatto che il futuro descritto dal Cyber Punk, come testimonia la sequenza iniziale di Blade Runner, è ormai il nostro passato, e fatica a fornire scenari nei quali immaginare il nostro futuro. Il solar punk ne raccoglie il testimone e cerca di rispondere costruendo strategie legate alla sostenibilità ambientale, all’anticapitalismo, rimodulando il modo in cui ci rapportiamo all’ambiente.

Si tratta di un movimento trasversale, che sovverte in chiave futuristica design, politica, narrativa e molti altri, dando voce al Sud globale, storicamente silenziato, nelle sue lotte e nelle sue richieste.  Stimolato nel cercare di inquadrare il Solar Punk dentro il modello dei 4 assi di Peter Freis, Verso ha sottolineato la tendenza socialista della corrente, la quale mette al centro la rinegoziazione dei mezzi di produzione con una componente di apertura in essa. Tale componente di apertura non va intesa in senso capitalista ma in senso simile all’open source e all’open access.

Per abbattere l’anglocene e l’eurocentrismo, il solar punk vuole allargare la conoscenza al margine, perché il margine in realtà è la maggioranza. A partire da questo concetto Verso ha illustrato come il Solar Punk critichi fortemente la globalizzazione, in quanto è una globalizzazione solo nel senso delle merci e non delle persone. Sarà quindi solo un modello di sviluppo non basato sull’eurocentrismo a realizzare il futuro immaginato nella fantascienza solar punk, in quanto qualsiasi concezione di progresso eurocentrica lascerà sempre marginalizzati i soggetti che rappresentano già nel modello attuale il margine.  Il solar punk, infatti, prende distanza dal concetto di progresso di matrice occidentale che si associa indistintamente allo sviluppo industriale ed economico di un paese. Alle basi del solar punk infatti si trova la comunità, l’ascolto ed il valore delle identità, tra cui anche le identità non umane, motivo per cui uno dei pilastri del solar punk é proprio l’antispecismo. 

La seconda parte del talk é stata dedicata al rapporto del Solar Punk con la tecnologia, e in come esso si differenzi dalle altre ideologie a cui spesso viene accostato, tra cui il cyberpunk e lo steampunk. Stimolato con una domanda sulla trasformazione genetica dell’essere umano, Verso ha sottolineato come il solar punk non si interroghi su cosa si faccia nelle pratiche tecnologiche, ma piuttosto chi ne benefici.

Infatti, pratiche di riappropriazione dal basso della tecnologia vengono viste positivamente, mentre invece l’uso da parte di multinazionali di tecnologie avanzate per aumentare la produzione ed il controllo sociale e del mercato sono da combattere. C’è una necessità di mettere al centro la possibilità di scegliere, ma soprattutto di aprire un dibattito che coinvolga veramente tutte le parti in gioco, non lasciando che il discorso sulla tecnologia sia appannaggio esclusivo della parte del mondo privilegiata, e parlando non solo delle conseguenze sociali dell’uso della tecnologia, ma anche di quelle economiche. Secondo Verso la fine dell’antropocentrismo é sempre più evidente.

Abbiamo a disposizione strumenti come Chat Gpt i quali hanno un potere straordinario, ma che se non impariamo a controllare finiranno per danneggiare le nostre vite, occupando uno spazio eccessivo e che non gli spetta. Per Verso, però, il discorso filosofico va evidentemente a una velocità diversa rispetto all’evoluzione pratica della tecnologia che negli ultimi decenni sta subendo una crescita esponenziale. E’ quindi necessario portare il discorso sul pratico il prima possibile, altrimenti la teoria sarà vana ed inutile. 

Per Verso l’approcciarsi alla tecnologia è difficilmente compatibile con forme di spiritualità. Ancora una volta, infatti, anche nel concetto di religione e di spiritualità, dal solar punk arriva una forte critica al modello eurocentrico ed anche al modello new age, in quanto continuano ad utilizzare paradigmi esclusivamente occidentali per descrivere la realtà. La tecnologia, inoltre, viene descritta come neutra, ma in realtà non lo é. Essa appare neutra esclusivamente se osservata in un contesto che non conosce paradigma che non sia quello eurocentrico. È neutra se osservata dentro questa bolla, ma il mondo non è contenuto in questa bolla, essa ne contiene solo una minima parte ed avere un utilizzo critico della tecnologia vuol dire saper uscire da essa. Allo stesso modo è necessario creare degli spazi per lasciare esprimere le culture che il paradigma occidentale invisibilizza e nasconde, in modo tale da non circoscrivere il dibattito sulla spiritualità esclusivamente alle religioni occidentali. 

Se gran parte del dibattito ha visto l’autore concentrarsi sul significato della parola “Solar” e sul futuro descritto da essa, la parte finale del talk si é concentrata sul termine “Punk” e sul significato che presenta nel XXI secolo. Se negli anni ‘70 essere Punk voleva dire andare contro un determinato tipo di stato e di massificazione, oggi, secondo Verso, essere punk vuol dire rifiutare l’individualismo estremo e le visioni identitarie che si possono comprare su Amazon. Essere punk vuol dire trovare delle verità comuni e gridarle insieme, riportando al centro del dibattito la collettività e l’essere comunità. 

Sul tema dell’ascolto si è chiuso il talk radiofonico, ricordando che alla parte del mondo privilegiata spetta il dovere di ascoltare le parti marginalizzate, per immaginare un futuro che coinvolga tutti nel dibattito, e non prenda in considerazione solo le nostre prospettive ed i nostri bisogni.